lunedì 23 maggio 2011

BOB DYLAN HA 70 ANNI: QUANDO SUONO' A PAESTUM...

Per celebrare degnamente i 70 anni di Bob Dylan, ho deciso di allestire un vero e proprio piccolo speciale col contributo determinante dell'amico Antonio Tricomi, che ha pensato bene di regalarmi tre suoi articoli: uno già pubblicato (quello qui sotto, dedicato al concerto del 2006 nell'area archeologica di Paestum) e due inediti, che inserirò domani. E allora: buona lettura a tutti e tanti auguri a Dylan. (d.d.p.)
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Di Antonio Tricomi
(La Repubblica - 19 luglio 2006)

L' uomo sottile appare sul palco, sullo sfondo il tempio di Cerere a Paestum. Quattromila persone gremiscono l' arena della rassegna Antichità spettacolari, che lunedì sera ha ospitato Bob Dylan. Prenotazioni per il concerto sono giunte da tutta Italia e anche dall'estero, l'età media degli spettatori è nettamente inferiore a quella della star sul palco: confusi tra il pubblico, Ligabue e Vinicio Capossela.
Appena si accendono le luci sul palco, Dylan attacca con il suo classico Maggie's Farm. La voce aspra e ruvida, lo stile tagliente e declamatorio, il suono concitato colpiscono immediatamente al cuore. E' cambiato, dopo oltre quarant'anni, lo strumento con cui Dylan si accompagna: il passaggio dalla chitarra alla tastiera imprime all'intero show una più netta impronta anni Sessanta, con echi di rock-blues urbano e qualche suggestione psichedelica. Ed è soprattutto al suo glorioso repertorio di quel decennio che Dylan attinge, ricantando e spesso riscrivendo i classici dell'epoca: Mr. Tambourine Man, Desolation Row, All Along the Watchtower, stessi testi e diverse melodie. Meno irriconoscibili Ballad of a Thin Man e Memphis Blues Again.
Durante le preziose esecuzioni di It' s Alright Ma' e di Just Like a Woman una parte del pubblico, certo la meno motivata, volta le spalle al palco perché incuriosita dalle presenza di Ligabue. Dylan non se accorge e comunque non avrebbe importanza: abito nero aderente ed enorme cappello bianco da cowboy, il 65enne artista americano conduce con polso fermo uno show austero e rigoroso, due ore di musica senza compromessi, spericolati virtuosismi vocali e lirici assoli di armonica ancora capaci di meravigliare il pubblico. Non dice una parola, se non per presentare la sua band verso la fine del concerto. Su Just Like a Woman, sorriso enigmatico stampato sul volto, Dylan invita i fan a fare il coro sul refrain e risponde variando ogni volta la frase di chiusura. Il primo bis è Like a Rolling Stone, il pubblico sembra esplodere in un'ovazione. Il suono è simile a quello originale del 1965, eppure si tratta indubbiamente di una colonna sonora ideale per questi tempi sbandati.
Come in un gioco di specchi, un titano del Novecento confonde le carte tra passato e presente e lancia la sua sfida al futuro. La fama e il prestigio gli consentirebbero di riempire gli stadi, a patto di offrire una versione museificata della sua arte. Ma Dylan preferisce battere altre strade, le sue. Insofferente al suo mito e unicamente devoto alla sua musica e alle sue parole.

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